QUINTODECIMO
Il grande vino è una fusione perfetta tra scienza e poesia, tra il misurabile e l’imponderabile. È essenzialmente bello, è un’opera d’arte. Una sorta di trasfigurazione della materia prima. Esso nasce dal mosto come una statua nasce dalla pietra e chi realizza un grande vino, è colui che scava nella pietra, avendo già in mente il risultato finale. Ovviamente per fare questo deve possedere solide basi scientifiche. Deve avere il controllo dell'intero ciclo, attraverso il possesso di cognizioni più varie, dalla conoscenza del suolo, alla fisiologia dell'uva, dai processi biochimici alla base della trasformazione dell'uva in vino ai meccanismi della percezione sensoriale. Questi concetti costituiscono l’essenza del mio modo di vivere il vino. È con queste convinzioni che nel 2001 mia moglie Laura ed io abbiamo fondato Quintodecimo.” È così che Luigi Moio descrive la sua avventura nel mondo del vino, percorso iniziato molti decenni prima nella storica azienda vitivinicola del padre, tra le più importanti figure del Falerno, sempre in Campania. Una cantina esemplare, realtà che negli anni ha dimostrato quanto di buono sia possibile realizzare nel cuore dell’Irpinia con il Fiano di Avellino, il Greco di Tufo, il Taurasi. Non è un caso: Luigi e la moglie Laura seguono da vicino ogni fase del processo produttivo, in particolare entrambi non possono fare a meno di avere una particolare attenzione per tutto ciò che avviene in vigna, splendidi appezzamenti curati come giardini. È lì che nascono i loro vini, bianchi e rossi di straordinario valore, espressioni del terroir come pochi altri in zona. Eleganti e longevi, vini che hanno trovato quell’armonia che caratterizza solo i più grandi. Vini tutti da provare.